5 marzo 1864 – 5 marzo 2014 150 anni di parrocchia

 

Non farete così con il Signore Vostro Dio ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore Vostro Dio sceglierà…

( Deuteronomio 12,4-5)

Il  giorno 5 marzo dell’anno 1864, centocinquantanni fa, la chiesa di Quercia veniva ufficialmente separata da Olivola e diventava chiesa parrocchiale. Tale atto consentiva alla comunità di Quercia di diventare, così, comunità indipendente.

I documenti in nostro possesso ci  consentono appena  di gettare una flebile luce sul tempo passato.

L’ORATORIO

In paese esisteva, sicuramente, un oratorio la cui localizzazione ci è ignota (si ipotizza il locale posto sul gomito di via della Posta dove si immette in via del Fosso) ma con l’aumentare dell’importanza del paese, risultava non più consono alle esigenze. E’ lecito pensare che la richiesta di costruire una chiesa sia stata avanzata più volte prima della sua accettazione che avrebbe comportato, nel tempo, una separazione del paese di Quercia da Olivola.

L’ipotesi di un successivo oratorio che avrebbe costituito la base della futura chiesa non ha, a mio giudizio, fondamento: infatti la data riportata nella chiave dell’arco della casa Piccioni (1794) posta di fronte alla chiesa risulta precedente alla data di realizzazione della chiesa (1796); pertanto all’atto della fondazione della chiesa lo spazio antistante la facciata doveva risultare già definito perchè la citata casa Piccioni davanti alla chiesa è costituita da tre nuclei di cui quello sulla piazza-che riporta la data 1794-risulta essere il più recente: infatti, salita la rampa di scala che porta al piano primo si arriva ad un locale in cui è ricavata una finestra la cui impronta chiaramente fa intendere che si apriva sull’attuale piazza; questa finestra è sul muro interno a circa mt 4,00 dalla facciata attuale. Oltre questo corpo si trova il primo nucleo. Doveva già essere stata realizzata anche la casa dell’osteria Piccioni (ex Pierini) e la cantina che poi sarebbe stata donata da Piccioni Domenico per la canonica e la prova potrebbe essere data dall’orientamento della chiesa: infatti se lo spazio fosse stato libero nulla avrebbe impedito la costruzione secondo l’asse canonico Est-Ovest, viste anche le capacità espresse dall’architetto progettista; invece fu costretto a seguire l’andamento planimetrico delle costruzioni esistenti (l’orientamento Est-Ovest avrebbe comportato la rotazione della facciata di 45° a chiudere verso la casa Piccioni rendendo impossibile il transito sulla strada che si snodava fra i due fabbricati. Probabilmente esisteva anche una chiusura (una porta come quella posta sul Fosso?) in corrispondenza del campanile che fu demolita all’atto della sua costruzione (sull’arco di muratura che immette nella volta del torchio della casa Piccioni restano delle tracce di demolizioni).

LA CHIESA

La costruzione dell’edificio viene avvallata dal prete di Olivola che, nel febbraio del 1796 si fa interprete delle esigenze manifestate dalle popolazioni delle “ville” di Quercia, Sannaco, Vaccareccia, Imolacosta, Monte, Novelletta, Ripa per avere un migliore servizio religioso (la chiesa della comunità era quella di Olivola e la chiesa di S. Pietro in Felegara risultava non agibile). L’autorizzazione alla costruzione, anche in giorni festivi con indulgenza, viene immediatamente concessa dal vescovo forse anche per contrastare lo spirito illuministico anticlericale che la rivoluzione francese stava propagando per l’Europa. Se la data scolpita sul cartiglio posto  sopra l’ingresso della chiesa corrisponde a verità, la chiesa fu costruita da marzo a dicembre 1796, cioè in soli nove mesi di lavoro il che rappresenta un bello impegno per le forze e finanze dell’epoca. Il seme di senape era diventato pianta. La chiesa risulta dedicata alla Beata Maria Vergine e a S. Pietro. E’ ad unica navata ed è orientata NE-SW distaccandosi dall’orientamento classico Est-Ovest come  tutte le chiese cristiane a partire dal VI secolo dopo Cristo.

Lo spazio interno è diviso in cinque parti:

·         il portico (nartece) interno all’ingresso con matroneo soprastante;

·         la porzione con i confessionali ricavati nello spessore della muratura;

·         la porzione con gli altari laterali;

·         la porzione con l’altare maggiore;

·         la porzione del coro.

 

La partizione degli spazi, in orizzontale, è dettata dalla presenza di paraste sporgenti dalla muratura e in verticale da una grossa cornice dipinta sempre sporgente dalla muratura e corrente lungo tutti i muri perimetrali dell’edificio delimitando, così la parte superiore con le finestre che danno luce, dalla parte inferiore cieca. Lo stile della costruzione è un barocco semplice, campagnolo, senza troppe pretese ma nello stesso tempo efficace e solenne. La facciata intonacata, ricalca la partizione interna: paraste verticali che la dividono in tre scomparti e cornice aggettante che la divide in due parti. Per abbellimento sono ricavate, nella porzione sopra la cornice, tre finestre di cui due finte ed una con vetrata istoriata a formare una croce oltre ad una nicchia dove doveva trovare posto una statua.

Il portale d’ingresso, di pregevole fattura, è in marmo di Carrara.

Il pavimento della navata è in marmo, a disegno orizzontale  bianco e nero con disegno di esagono (in cui sono presenti intarsi i marmi colorati) immediatamente prima degli scalini del presbiterio .

Ignoto è l’architetto che progettò la chiesa ma sicuramente, come testimonia la sua opera, era un buon conoscitore delle sacre scritture, della numerologia e, molto probabilmente, un seguace dei “maestri muratori”: le dimensioni dell’edificio, infatti, sono multipli esatti di quelle dell’arca dell’alleanza (larghezza 7 volte,lunghezza 4 volte) come descritto in Esodo 26,15-21 mentre l’altezza ( 9 metri) rappresenta il regno di Dio, il paradiso.

I lati dell’abside – cinque – rappresentano il pentagono cioè l’armonia cosmica e lo stemma della volontà di Dio che aspira alla perfezione, all’ordine e raffigura i cinque sensi e  le cinque forze. La posizione della cornice (oggi purtroppo non più leggibile nella sua dimensione rispetto all’altezza originaria della chiesa) era posta alla  misura definita come “sezione aurea” dell’altezza . Nello stesso tempo la lunghezza della navata corrispondeva al doppio dell’altezza. Queste dimensioni rappresentano il raggio ed il diametro di una ipotetica sfera che racchiude l’edificio rendendolo perfetto perché la sfera rappresenta la perfezione. Stessa sapienza ha rivelato nel disegno del pavimento: il fedele, dopo l’ingresso, trova un percorso che lo indirizza al nucleo della chiesa, l’altare maggiore, interrotto subito prima del presbiterio da un disegno esagonale (i sei lati della figura richiamanoi sei giorni della creazione ed il vuoto  interno il settimo giorno del riposo – come da Genesi cap 1,1-31 e cap 2,1-4). I raggi uscenti dal centro dell’esagono  richiamano l’immagine di un grande ostensorio e di una croce entrambi simboli della religione cristiana. Anche  i pilastri del matroneo e le paraste laterali richiamano la croce. Dall’ingresso agli scalini del presbiterio ci sono quindici passi classici che richiamano i 15 salmi detti “ dell’ascensione”  (120-134) perché dovevano essere recitati, uno per scalino, dai sacerdoti ebrei per accedere al sancta sanctorum dove era custodita l’arca dell’alleanza nel tempio di Gerusalemme.

Se ci si pone davanti all’altare attuale, guardando verso l’ingresso e si immagina un triangolo la cui base è la  misura del pavimento da parete a parete ed un vertice è il centro della base della croce istoriata nella finestra della facciata, si otterrà un triangolo equilatero, figura che, nella tradizione, rappresenta la perfezione e quindi Dio. Se poi immaginiamo di ribaltare la figura (la base sul soffitto della vecchia chiesa) il vertice cade esattamente sul centro dell’architrave della porta d’ingresso cosicché i due triangoli incrociati formano un rombo, una mandorla, che nelle antiche chiese racchiudeva l’immagine di Cristo: ovunque il fedele volgesse lo sguardo erano presenti simboli e richiami religiosi. Anche il progettista delle recenti opere di manutenzione (anno 2011) ha inteso lasciare un simbolo cristiano: nel pavimento del presbiterio i due bracci di colore scuro ai lati dell’altare, se prolungati, confluiscono sul tabernacolo la cui chiusura riporta l’immagine del buon pastore e costituiscono i limiti dell’ “ovile” entro il quale le pecorelle ritrovate stanno al sicuro; le mattonelle del coro scure rappresentano le pecorelle smarrite e peccatrici mentre quelle bianche le pecorelle redente e salvate che entreranno nel recinto dove troveranno, a custodirle la Trinità e la Madonna (rappresentate dalle quattro mattonelle scure sotto l’altare).

Una relazione redatta poco dopo il terremoto del 1920  descrive la chiesa  (che ha le dimensioni attuali) specificando  che essa è dotata di tre cupole ed abside semicircolare (probabilmente questa definizione è un poco sbrigativa perché, altrimenti, si dovrebbe ipotizzare anche la demolizione e la ricostruzione   dell’abside oltre che della copertura).

Le cupole si trovano nella porzione dei confessionali la prima (gli angoli sono affrescati con S. Girolamo, S. Basilio, S. Gregorio Nazianzeno, S. Agostino ed in mezzo l’Immacolata), nella porzione degli altari laterali la seconda (con affrescati S. Giuseppe, S. Carlo, S. Antonio e l’Angelo con i serpente nel mezzo) e la terza sopra l’altare maggiore. Descrive anche la vecchia sacrestia a sinistra dell’altare maggiore: la prima stanza serviva per le riunioni della confraternita, nella seconda, che da verso Olivola, c’erano gli armadi per  i paramenti sacri e vicino un piccolo ripostiglio per gli altri attrezzi.

Non fa cenno della sagrestia attuale – quella degli uomini – per cui si ritiene che essa, in quel periodo, non fosse stata ancora costruita e l’area era destinata ad orto (infatti durante i lavori di ristrutturazione del locale è stata trovata traccia, nel centro della stanza, di un pozzo). Una nota dell’estensore della relazione ci dà una traccia per spiegare la nuova sacrestia e l’utilizzo della stessa da parte degli uomini per le funzioni sacre: viene detto “che la chiesa è appena sufficiente per contenere la popolazione “ per cui essa sarebbe stata realizzata per sopperire alla mancanza di spazio con la divisione per sesso. Non menziona nemmeno il matroneo (il portichetto sopra l’ingresso dove, nell’antichità, trovavano posto le donne-matrone con termine latino) per cui si potrebbe pensare che esso non esistesse in quel periodo e fosse realizzato successivamente, in modo particolare per rinforzare staticamente la struttura, dopo il terremoto del 1920 (la muratura delle pareti laterali è, in corrispondenza del portichetto, più spessa rispetto alle altre porzioni della navata). Una seconda ipotesi, forse più plausibile, spiegherebbe la costruzione di questo portichetto facendo riferimento alle chiese antiche che avevano, prima dell’ingresso, il sagrato a nartece (coperti) dove era posto il fonte battesimale e dove sostavano quanti non avevano ancora ricevuto il battesimo; nella chiesa di Quercia, non essendo possibile realizzare questa struttura all’esterno essa viene inserita all’interno e, in una sua nicchia, infatti viene inserito il fonte battesimale. Altro  particolare da non trascurare è l’informazione relativa alle cupole: esse sono ancora presenti dopo il terremoto, per cui è lecito interrogarsi sulla loro demolizione e la realizzazione, in sostituzione,di un solaio in cemento a cassettoni ad imitazione dei soffitti lignei dei palazzi nobiliari. La relazione non parla di danni causati dal terremoto ne alle cupole ne all’abside. Negli anni fra la prima e la seconda guerra mondiale viene modificato il presbiterio con gli scalini che coprono parte della decorazione dell’esagono della navata e viene messa in opera la pavimentazione in mattonelle rosse della ceramica Vaccai.

Negli anni ’50 viene operata la ristrutturazione dell’altare maggiore, la sostituzione delle finestre del coro ed installato l’impianto di riscaldamento. Negli stessi anni viene apposta la lapide monumento ai caduti sulla facciata della chiesa.

LA CANONICA

La canonica viene realizzata a partire dall’anno 1866 quando Domenico Piccioni dona alla chiesa una cantina (l’attuale locale ad uso cantina a destra di chi entra in canonica oggi) e Domenico Cristani dona un appezzamento di terra (una porzione della “possessione”) per la sua costruzione.

IL CAMPANILE

La costruzione ebbe inizio nell’anno 1873 (come dice la lapide sulla facciata) e sembra siano terminati nel 1881; successivamente fu elevato sino all’altezza attuale. Le prime campane furono incise da Federico Piccioni. Negli anni ’50 fu installato un orologio e nell’anno 2012 è stata sostituita una campana perchè fessa. (la campana sostituita è stata posta in chiesa ed usata come portacandele) . Le pareti del campanile sono in pietra a vista.

ARREDI

Sulle pareti dell’abside sono, oggi, posti dei quadri che rappresentano particolari della vita di alcuni santi e precisamente: sulla prima parete, a sinistra dell’altare maggiore, si trova il quadro dedicato a S. Rita da Cascia (uccisione del marito) dipinto da Antonio Caputo nel 1985; nella seconda parete il quadro dedicato a S. Pietro (liberazione dal carcere) dipinto da Loris Ricci nell’anno 1983; nella parete centrale c’e una nicchia con una croce bronzea realizzata da Angelo Canevari nel 1986; nella parete a destra il quadro  di S. Paolo (sulla via di Damasco) dipinto da Riccardo Fiore nel 1984; nell’ultima parete il battesimo di Clodoveo re dei Franchidipinto da Antonio Caputo nel 1984.Sopra l’altare maggiore è posta una croce con Cristo lignei (donata dalla famiglia Edisaro); sulla parete laterale sopra la porta che immette nella sacrestia vecchia c’è una pregevole riproduzione di crocefisso policromo di scuola bizantina dipinto  e donato da Rolando Paganini. Sul fronte dell’altare attuale c’è un pregevolissimo paliotto in tessuto ricamato rappresentante l’eucarestia regalata da Lia Pierini Rosaia.

Nelle nicchie sopra gli altari laterali sono poste le statue di S. Pietro (a sinistra) e della Madonna (a destra); nelle nicchie poste sulla parete all’ingresso abbiamo la statua della Madonna addolorata ( a destra), di S. Rita ( a sinistra) e nella nicchia dove era il fonte battesimale la statua di S. Francesco Caracciolo protettore dei cuochi ( nelle chiese antiche il fonte battesimale era collocato all’ingresso della chiesa e sulla sinistra dove si trovavano “le tenebre” del male; dopo il battesimo sarebbe arrivata la luce e quindi si poteva procedere verso l’altare). Nella nicchia sopra la porta che immette nella nuova sacrestia c’è la statua di S. Remigio e all’interno della sacrestia il S. Cuore e due piccole statue ( S. Antonio e S. Lucia) che erano poste sopra gli ingressi al coro. Sempre nello stesso locale c’è il tabernacolo in legno che conteneva il fonte battesimale.

 PARROCI

Dall’anno 1796 si sono succeduti i seguenti parroci:

Don Luigi Baldassini

Don Luigi Giannotti

Don Battista Ravani

Don Mario Rosaia

Don Remo Roberto Turini in carica.

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N.B.- le notizie storiche riportate sono frutto delle ricerche del prof. Giulivo Ricci , nato a Quercia, a cui va il nostro ringraziamento per la passione e l’intelligenza con cui ha cercato di fare luce sul passato della nostra comunità.

Libero Bardi

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